ACCADEMIA PSICOTERAPIA PSICOANALITICA

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“Drammaticità del narcisista e relazioni sentimentali traumatogene”

30 aprile 2022 By accademia sapp Leave a Comment

narcisismo e solitudine

“Drammaticità del narcisista e relazioni sentimentali traumatogene”

Dott.ssa Martina di Juvalta

Breve sintesi dell’articolo

Nel seguente articolo osserveremo in che modo le relazioni sentimentali del narcisista, vengono influenzate da un passato di particolari relazioni primarie. Faremo luce sui motivi per cui il comportamento del narcisista appare spesso ostile o sgradevole agli occhi degli altri, in particolare agli occhi del partner. Egli infatti non fa altro che cercare di difendersi dalla consapevolezza di essere stato un bambino lasciato solo. Al contrario di ciò che si potrebbe immaginare, il suo vero aspetto seducente non è il suo essere sempre splendido, ma il suo profondo aspetto di solitudine.

…

Il Processo Psicoanalitico Mutativo (PPM) è un metodo d’intervento psicoterapeutico che vede nella crisi un momento estremamente significativo per il paziente. Lo scopo fondamentale dell’approccio terapeutico è quello di trasformare il funzionamento psichico del paziente entrato in crisi. L’Investigazione Psicoanalitica Mutativa (IPM), è la fase diagnostica preliminare del metodo, è una fase che dà ampio spazio, al momento esistenziale in cui ha fatto il suo esordio la crisi, ovvero alla rottura dell’equilibrio psichico della persona, poiché è proprio in quel momento che per il paziente si è imposta una verità incontrovertibile, non più occultabile e molto dolorosa. A determinare la rottura dell’intera organizzazione difensiva della persona non è la quantità di stress o la sommatoria degli eventi stressanti, ma la natura e la tipologia dell’evento scatenante per cui il paziente non può più sfuggire alla visione lucida della dannosità della propria impostazione di vita. Fra le diverse situazioni traumatogene, assumono una grande importanza quelle sentimentali, nelle quali è possibile rilevare un importante legame con le primissime relazioni d’infanzia. Ciascuna organizzazione di personalità utilizza una particolare tipologia di relazione oggettuale nel rapportarsi con l’altro. Questa è fortemente influenzata dalla modalità dei legami primari ovvero dalle primissime relazioni sperimentate con i genitori, soprattutto con la figura materna. La genitorialità si esplica nell’atto di «prendersi cura» e nel dare sostegno e contenimento al bambino. Molti autori fra cui Melanie Klein (1959) con il concetto di Identificazione proiettiva, Wilfred Bion (1962) con l’idea di Contenimento Materno, Donald Winnicott (1965) con l’introduzione dell’Holding materno e Heinz Kohut (1971) con il Rispecchiamento, hanno messo in luce quanto sia importante il ruolo della madre nelle prime esperienze di vita del bambino. In alcuni casi le rappresentazioni del genitore possono mettere a rischio la costruzione dell’identità del bambino, inducendolo ad identificarsi con il loro mondo intrapsichico. In queste situazioni, il bambino è privato della sua individualità, e non viene realmente visto nei suoi aspetti reali e peculiari. Nello specifico, l’organizzazione di personalità narcisistica cresce in un’ambiente familiare in cui la madre piuttosto che donare amore incondizionato al proprio figlio, concede una fredda ammirazione. Questa condizione induce il futuro narcisista a ricercare relazioni oggettuali di tipo speculare, impedendo così la formazione di un sé coeso. È possibile osservare genitori che cercheranno di spronare e pretendere il successo e le migliori performance da parte del proprio figlio. Egli dovrà corrispondere alle aspettative e riportare i massimi risultati in ogni ambito della vita, senza potersi permettere di “essere come gli altri”. Questo bambino, dunque, è un oggetto idolatrato da parte delle proprie figure primarie, e ciò gli impedisce di poter essere “soggetto”, gli viene preclusa una relazione intersoggettiva in cui egli possa esistere in tutti i suoi aspetti spontanei. Infatti, il bambino non viene visto per come effettivamente è, ma per come i genitori vogliono che lui sia, andandone a lodare alcuni aspetti. Tutto ciò blocca il soggetto in una condizione di tragico paradosso in cui non viene ascoltato né accolto nelle relazioni primarie, e neanche può esserlo. L’empatia viene a mancare, i suoi veri bisogni non vengono considerati, egli finisce per sperimentare una solitudine totale, in cui la presenza percepita è quella di continui sguardi e controllo da parte degli altri. L’organizzazione di personalità narcisistica sviluppa così un’idealizzazione di sé, costruisce con l’altro relazioni fredde, devitalizzate e investite solo razionalmente, gli aspetti pulsionali ed affettivi rimangono fuori dalla relazione. Nelle relazioni oggettuali di tipo speculare che costruisce il narcisista, l’altro viene considerato come un oggetto\specchio privo di pulsioni, su cui egli ricerca il proprio riflesso. Ciò determina una continua ricerca di perfezione, la quale appunto può essere osservata solo tramite il riflesso dell’altro\specchio, verso il quale si genera una dipendenza esagerata. Il narcisista vive così in una tragica condizione di solitudine che egli stesso paradossalmente ricerca, con l’intenzione di poter affermare il proprio valore ed evitare la sofferenza. Ciò che in verità accade è l’opposto: egli così facendo si espone al dolore, bloccato in una “paralisi fantasmatica” in cui non vi è alcun tipo di movimento psichico nel rappresentarsi l’altro e la relazione con l’altro. È possibile osservare in lui il senso di colpa che però non ha nulla a che fare con il concetto di empatia. Il senso di colpa che riesce a sperimentare, è proiettato verso di sé, è un sentimento che si presenta alla constatazione del fatto di non essere perfetto agli occhi degli altri o di sé stesso, e non come conseguenza dell’aver provocato dolore nell’altro. Per quanto riguarda la rappresentazione mentale che una persona con organizzazione narcisistica possa farsi dell’altro, diverse ricerche hanno dimostrato la presenza di un deficit nella capacità di mentalizzare del narcisista (Levy et al. 2015). Se brevemente ricordiamo il significato della capacità di mentalizzazione, risulterà quasi intuitiva l’associazione del deficit, al funzionamento narcisistico. Essa infatti riguarda la possibilità di effettuare rappresentazioni inerenti i propri stati mentali (pensieri, emozioni, desideri, intenzioni) e quelli degli altri, oltre alla capacità di comprendere come il proprio e l’altrui comportamento siano motivati da questi stati mentali interni. Sarà possibile osservare modalità di relazione in cui alcuni individui narcisisti possono essere quasi completamente ignari delle persone a loro circostanti, evitandone il contatto visivo, per non veder contraddetta l’intenzione di averli colpiti; o al contrario sarà possibile osservare individui estremamente focalizzati sull’altro, le cui rappresentazioni saranno però deformate dalle proprie distorsioni interiori, quindi lontane dalla realtà e molto vicine all’aspettativa paranoica del narcisista stesso (G. O. Gabbard 2019). Ma quando una relazione sentimentale diventa traumatogena per il narcisista? Un’ organizzazione di personalità narcisistica tendenzialmente si accompagna a persone di bella presenza in cui la visibilità compensa ed occupa tutto lo spazio lasciato dall’affettività. La sua vita sentimentale è caratterizzata da momenti di ritiro ed altri di apparente seduzione, senza entrare mai nella vera intimità. Ciò da cui egli si difende è la percezione di essere stato un bambino lasciato solo dalle figure primarie, sensazione che determina in lui una forte angoscia. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, il vero aspetto seducente del narcisista è il suo essere solo, e non l’aspetto splendente. Molto spesso i loro partner sono persone che desiderano occuparsi, riscaldare, accudire e accarezzare la loro parte più fragile e sola. Ma questa evenienza costringe il narcisista a venire in contatto con la parte di sé non pensata. Il partner quindi, si sforza, lotta, cerca di inventarsi modalità variegate per poterlo aiutare ad incontrarsi col suo sé più intimo, ma ciò che ottiene in cambio è la sensazione di essere rimandato al suo posto con decisione, se pur in modo garbato e mai aggressivo. L’evento sentimentale traumatico per l’organizzazione di personalità narcisistica arriva nel momento in cui il partner, esaurito da questa messa a distanza, comincia ad allontanarsi, creando così la condizione di solitudine e di sconforto che ha proprio generato il funzionamento. Egli risentirà della condizione paradossale su cui ha basato tutta la sua vita, incarnato nel mito di Narciso, ovvero il non doversi conoscere per evitare di morire dunque il non poter investire sugli altri (perché è solamente grazie all’investimento libidico sugli altri che è possibile conoscere sé stessi) ma allo stesso tempo egli non può investire solamente su di sé poiché necessita dello sguardo dell’altro per mantenere la sua corazza. L’organizzazione di personalità narcisistica fa infatti riferimento alla necessità di mantenere la propria autostima tramite conferme provenienti dall’esterno, in tal modo è grazie all’occhio dell’altro che egli può sentire di esistere.

Bibliografia

Petrini, P., Mandese, A. (2017). Manuale del Processo Psicoanalitico Mutativo PPM. La relazione psicoanalitica come trasformazione fin dal primo colloquio. Milano: FrancoAngeli.

Capriotti, M., Mandese, A., Petrini, P. (2018). Relazioni sentimentali, traumi e trasformazioni. Il metodo PPM nella diagnosi e nel trattamento. Milano: FrancoAngeli.

Gabbard, O.G., Crisp, H. (2019) Il disagio del narcisismo. Dilemmi diagnostici e strategie terapeutiche con i pazienti narcisisti. Milano: Raffaello Cortina Editore.

martina di Juvalta ù

Dott.ssa Martina di Juvalta

Psicologa e Sessuologa, Psicoterapeuta Psicoanalitica in formazione.

Tel. 371-3857502

e-mail m.dijuvalta@gmail.com

Sito www.martinadijuvalta.com

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SUPERVISIONE CLINICA 17/18/19 GIUGNO accreditata 10 ECM condotta da Prof. P. Petrini Dott.sa A. Mandese

11 aprile 2022 By accademia sapp Leave a Comment

SUPERVISIONE DI CASI CLINICI 17-18- 19 GIUGNO 2022

               SUPERVISIONE  CLINICA alla S.A.P.P.

    Scuola dell’Accademia di Psicoterapia Psicoanalitica

                    Conduttori :  Prof. P. Petrini, Dott. A. Mandese 

Venerdì 17 giugno 2022 dalle 14.30 alle 18.30
Sabato 18 giugno 2022 dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.30
Domenica 19 giugno 2022 dalle 9.30 alle 13.30

 

La SAPP considera la supervisione dei casi clinici un pilastro della formazione continua in psicoterapia. Lo psicoterapeuta già formato o in formazione può solo attraverso la supervisione dei propri casi clinici approdare a nuove rappresentazioni mentali e a nuovi interventi tecnici.

Nella relazione diadica con il paziente, la pervasività delle sue difese e le sue modalità di relazione oggettuale, lo rendono altrimenti inaccessibile ai processi trasformativi del funzionamento psichico.

La supervisione in gruppo si svolgerà secondo modalità online su piattaforma

Zoom per un totale di 16 ore.

La supervisione sarà soggetta all’accreditamento ECM per un totale di 10 punti.

Le date in cui si svolgeranno i gruppi di supervisione saranno:

Venerdì 17 giugno 2022 dalle 14.30 alle 18.30
Sabato 18 giugno 2022 dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.30
Domenica 19 giugno 2022 dalle 9.30 alle 13.30

Il gruppo sarà costituito da 25 persone e il costo pro capite sarà di 250€ + IVA.

 

PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI contattare la Segreteria SAPP info@accademiasapp.it Cell. 3355394313

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Relazione di coppia: Intimità e riconnessione emotiva

21 dicembre 2021 By accademia sapp Leave a Comment

 

Relazione di coppia: Intimità e riconnessione emotiva

di Diletta Tomaselli

disregolazione affettiva

 

 

Il parametro principale attraverso cui viene considerato il funzionamento di una relazione è rappresentato dall’intimità, intesa come un senso di prossimità, un’esperienza di vicinanza e di calore che si instaura tra i due partner.

Affinché una relazione possa definirsi “intima”, dovrebbero essere presenti quattro competenze:

  1. La capacità di richiedere un accudimento al partner nei momenti di bisogno;
  2. La capacità di fornire accudimento al partner quando richiesto;
  3. La capacità di sentirsi a proprio agio con se stessi in quanto persona autonoma, pur stando in coppia;
  4. La capacità di negoziazione rispetto ad eventuali discussioni che insorgono; (Cassidy,2001)

In che modo si può raggiungere tale senso d’intimità con il proprio partner?

Entra in gioco, a questo punto, il concetto di regolazione affettiva: Una coppia non raggiungerà uno stato d’intimità fino a che non sarà in grado di regolare reciprocamente i propri stati affettivi e mentali rispetto agli scambi con il partner.

Semplificando: Ogni coppia vive delle micro-oscillazioni tra due poli, prossimità e distanza emotiva (Ainsworth et al., 1978);

Ci saranno coppie capaci di mantenere un equilibrio tra le due istanze, ed altre che avranno un moto indirizzato principalmente su uno dei due versanti.

Ogni coppia, quindi, vive momenti di maggiore o minore vicinanza, che non dovrebbero destare preoccupazioni ma essere percepiti come facenti parte del normale funzionamento della relazione.

Il senso di soddisfazione, rispetto alla posizione assunta, non è assoluto ma dipende dai singoli individui: Ci saranno coppie per cui potrebbe essere più funzionale mantenere un’organizzazione che pende verso il polo della distanza, e viceversa. (Boutillier et al., 2002)

Complicazioni relazionali sopraggiungono nel momento in cui la diade si sposta dalla sua precedente posizione, funzionale e soddisfacente per la loro organizzazione, ad un’altra non altrettanto adatta.

Il maggior numero di interazioni, nella coppia, sono caratterizzate da episodi di rottura del contatto affettivo, cui segue una riparazione che implica il ripristino del contatto, ossia della sintonizzazione affettiva. (Stern, 1995).

Ciò significa che una relazione amorosa funzionale non necessita di una perenne sintonia o affetto positivo; si parlerebbe, in questo caso, di funzionalità apparente.

Infatti, i partner sicuri hanno la consapevolezza che le rotture relazionali possono essere riparate senza perdere la rassicurante continuità del legame d’attaccamento (Safran e Muran, 2000);

I partner insicuri, invece, possono percepire le rotture come deleterie, e cercheranno di evitarle o subirle.

Essere in sintonia rispecchia la capacità di ripristinare un’armonia tra i partner, tramite la riparazione per giungere alla riconnessione emotiva,(Beebe e Lachmann, 2002) un processo volto al ripristino dell’equilibrio emotivo sperimentato in precedenza (Gratz e Roemer, 2004).

Le modalità tramite cui questo processo viene messo in atto dipende tanto dalle capacità individuali del partner di regolare i propri stati emotivi (storia passata), quanto dalle competenze della coppia stessa di tollerare gli stati di discussione (storia presente):

  • Una coppia sicura potrebbe impegnarsi in un bilanciamento armonico tra distanza e vicinanza emotiva;
  • Una coppia insicura potrebbe accentuare la vicinanza per ripristinare il contatto;
  • Una coppia evitante potrebbe superare la rottura incrementando gli aspetti della distanza;

Esistono, concludendo, delle rotture “benigne”, che riguardano le micro-oscillazioni descritte in precedenza, ma anche delle rotture “tossiche”, che caratterizzano quelle coppie in cui uno dei due partner, per esempio, si relaziona principalmente con atteggiamenti di rifiuto, rabbia o violenza, creando nell’altro la percezione di non meritare attenzioni e cure ed una rappresentazione di sé come inadeguato. (Siegel, 2003) Mentre le rotture “tossiche” comportano un’insoddisfazione relazionale, quelle “benigne” permettono di adattarsi ad una nuova organizzazione di coppia.

 

Bibliografia

Castellano, R., Velotti P., Zavattini G.,  (2010).”Cosa ci fa restare insieme?”, Il Mulino, Bologna.

Gratz, KL, & Roemer, L. (2004). Valutazione multidimensionale della regolazione e della disregolazione delle emozioni: sviluppo, struttura dei fattori e convalida iniziale della scala delle difficoltà nella regolazione delle emozioni. Giornale di psicopatologia e valutazione comportamentale.

Siegel, D. (2004) Attraversare le emozioni. Mimesi, Milano.

 

 

Diletta Tommaselli

Diletta Tomaselli

Psicologa Esperta in Sessuologia

diletta.tomaselli@gmail.com

 

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NEWS… LA SAPP promuove ARTICOLI TEORICO-CLINICI DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA

5 dicembre 2021 By accademia sapp Leave a Comment

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE

La SAPP promuove una nuova sezione dedicata alla pubblicazione sul web di articoli e approfondimenti teorico clinici di ampio respiro  nell’ambito della psicoterapia psicoanalitica.

La novità assoluta di questa sezione è la collaborazione di allievi e docenti presso la SAPP  in un continuo scambio di conoscenze per la creazione di articoli teorico-clinico di ampio interesse nel campo della psicoterapia psicoanalitica.

Questa sezione nasce dal desiderio della SAPP (Scuola dell’Accademia di Psicoterapia Psicoanalitica) di mettere in evidenza i traguardi formativi raggiunti dagli allievi, che dietro una continua supervisione ad un certo punto arrivano a crescere professionalmente diventando perle preziose di conoscenza. In questo scambio tra esperienza e freschezza  spesso nascono quei contributi raffinati che rinnovano la pratica clinica e che meritano essere donati anche ad altri.

In queste pagine sarà possibile trovare materiale  inedito, sia di tipo teorico che pratico riguardante la pratica clinica psicoanalitica e in particolar modo della tecnica del PPM ossia del Processo Psicoanalitico Mutativo che è una modalità di intervento psicoterapico che vuole attivare per ogni paziente quel percorso ottimale affinché possa ritrovare la serenità persa a causa di sintomi e malesseri emotivi.

Molto spesso sul web non riusciamo ad approfondire degli argomenti perché le informazioni alle volte si ripetono sui vari siti nello stesso modo,  altre volte dei campi di nostro interesse risultano completamente inesplorati.

In questa sezione sarà possibile reperire argomenti di psicoterapia psicoanalitica mai visti prima, in cui il leitmotiv di tutti gli articoli sarà l’attualità e l’aggiornamento di un campo (la psicoterapia psicoanalitica) che troppo spesso vede sul web la riproposta di argomenti già troppo diffusi a discapito di argomenti freschi e di spessore clinico.

Gli articoli potranno contenere materiali proveniente dai più prestigiosi congressi internazionali, seminari,  o anche trattare situazioni cliniche e la loro evoluzione dopo la messa in atto di tecniche (PPM) di cura che mirano ad attivare quel processo di evoluzione psichica che alle volte si arresta negli individui.

Gli autori degli articoli saranno esperti psicoterapeuti, docenti, allievi o gruppi di lavoro supervisionati dai docenti della scuola SAPP e tutti quei professionisti che collaborando con la SAPP  vorranno contribuire a creare una banca dati di materiale di alta professionalità a disposizione di tutti solamente facendo un clic.

Grazie dell’attenzione.

SAPP (Scuola dell’Accademia di Psicoterapia Psicoanalitica)

 

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Seminario on line teorico-clinico 18 dicembre 21: IL SETTING IN ADOLESCENZA

29 novembre 2021 By accademia sapp Leave a Comment

Seminario ADOLESCENZA

IL SETTING  IN  ADOLESCENZA

DALL’AMBITO  PSICOSOCIALE ALLA PSICOTERAPIA PSICOANALITICA 

Seminario on line teorico clinico

Sabato 18 dicembre 2021

9.30 – 13.30 ; 14.30 – 18.30

Direttore   P. Petrini

Presidente  A. Mandese

 info iscrizioni : info@accademiasapp.it  o tel 3355394313

L’adolescente riesce sempre con le sue evoluzioni, più o meno fisiologiche, a confrontarci con la necessità di andare a ridefinire e modellare il setting in cui è inserito.

Il seminario non si limiterà ad affrontare i cambiamenti all’interno dello stesso setting, ma analizzerà diverse tipologie di setting per gli adolescenti .

Si tratteranno setting psicoeducativi, psicosociali, istituzionali, psicoterapici ad orientamento psicoanalitico e setting specifici per situazioni emergenziali.

 

 PROGRAMMA

Chair :  R. M. Menichincheri

9.40 / 10.00

Il setting sotto il microscopio psicoanalitico

Relatore :   Dott. M. Petrollini

10.00 / 11.00

Ragazzi difficili : confronto tra intervento psicosociale e psicoterapia psicoanalitica

Relatori : P. Giunto

  1. Marangoni
  2. Mandese

11.00 / 11.30  Pausa

11.30 / 12.30

L’adolescente e il giovane uomo da istituzionalizzato a curato

Relatori : P. Petrini

  1. Nonnis
  2. Colasuonno

12.30 / 13.30 

Supervisione di un caso clinico

Relatori : P.  Petrini

  1. Mandese
  2. Marinelli

Chair : A. Bertola

14.30 / 15.30

Mantenimento del setting nel rischio suicidario dell’adolescente

Relatori : S. Callipo

  1. Migliorati
  2. Casadei

15.30 / 16.30

Le innumerevoli vie del processo identitario

Relatori : N. De Rosa

  1. Gabrielli
  2. Acampora

16.30 / 17.30

Setting diagnostici nelle istituzioni e nel privato

Relatori : A. Cangi

  1. Marziani
  2. Crespi

17.30 / 18.30 

Progetti psicoeducativi in Italia e nel mondo

Relatori :  F. Rocchetti

  1. Signori
  2. Spagnolo

               

 

 

 

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